La pubalgia è una sindrome dolorosa della zona intorno al pube, una condizione invalidante che può tenere lontano dall’attività fisica per lunghi periodi. Molto frequente tra gli atleti e gli amatori che praticano quegli sport con frequenti cambi di direzione e velocità; nel calcio, ad esempio, fino al 19% degli infortuni di una stagione sono dovuti proprio alla pubalgia. Casi di pubalgia avvengono anche in sport come la corsa, specialmente per chi corre tragitti lunghi.
Spesso il dolore è causato da un’infiammazione della sinfisi pubica che può essere generata da diversi fattori. La sinfisi pubica è un articolazione che si trova al centro del bacino ed è sede d’inserzione di muscoli (adduttori, addominali) e legamenti (inguinale), nonché di parte della fascia che costituisce la parete addominale.
Sul pube si scaricano quindi notevoli forze che agiscono anche con direzioni diverse. Jarvinen, un importante ortopedico finlandese, identifica fino a 72 condizioni cliniche che possono dare dolore al pube.
Quali sono i tipi di pubalgia e per quanto persistono?
E’ una patologia che spesso dura per molti mesi e se non ben trattata continua a ripresentarsi.
Ci sono diverse strutture che possono riferire dolore in questa zona:
- muscoli (addominali, adduttori, ileopsoas)
- tendini
- legamenti
- nervi (otturatorio, femorale, ileoinguinale..)
- strutture osee o articolari
Nel 2014, esperti mondiali nella medicina dello sport si sono incontrati a Doha, in Qatar, ed hanno stipulato una terminologia più specifica per gestire questa sintomatologia riassumendo così le principali cause.
Pubalgia relativa
- agli adduttori
- al canale inguinalepubalgia relativa alla sinfisi pubica
- all’articolazione dell’anca
- ad altri fattori
Ci può essere un ernia che causa dolore al pube o quella che viene chiamata Sport Hernia, che consiste in una lacerazione a livello della parete addominale. La pubalgia può anche dipendere da un deficit o scarso controllo della muscolatura che circonda il bacino (core) o anche un problema lombare o all’anca che irradiano dolore all’inguine.
Come si scopre la pubalgia?
Non sempre è facile comprendere cosa genera questa sintomatologia. Per questo, è utile fare una valutazione fisioterapica e capire quale struttura è all’origine dei sintomi e quindi come poterla trattare.
La fase di valutazione assume, come sempre, un ruolo fondamentale.
La prima cosa da escludere è che ci siano ernie o lacerazioni della parete addominali per cui sarà più indicato il trattamento chirurgico.
Alla risonanza magnetica potranno essere evidenziate eventuali lesioni muscolari o alla parete addominale, infiammazione della sinfisi pubica o problematiche legamentose.
Come si tratta la pubalgia?
Il trattamento sarà impostato in base a ciò che verrà verrà trovato durante la fase di valutazione.
Spesso si dice che il riposo è la miglior cura, ma questo è assolutamente falso. Può aiutare nelle primissime fasi, soprattutto se c’è una forte infiammazione, ma l’attività fisica, graduale e con esercizi specifici, deve riprendere il prima possibile. La sintomatologia regredisce sicuramente con il riposo, ma se questo non è associato ad altro tende a ripresentarsi alla ripresa dell’attività fisica.
Numerosi studi, infatti, hanno dimostrato che la pubalgia può derivare da scompensi muscolari dei muscoli intorno al bacino che dovranno quindi essere allenati in caso di debolezza o di scarso controllo.
Una recente revisione della letteratura scientifica ha analizzato i principali studi riguardo la riabilitazione della pubalgia.
Quali sono le differenze tra il trattamento conservativo (fisioterapia) e la chirurgia?
Ho provato a schematizzarle, vediamo:
Gli interventi a livello chirurgico per risolvere la pubalgia sono:
- riparazione dell’ernia
- tenotomia del tendine degli adduttori
- tenoraffia dei nervi ileo-inguinale, ileo-genitale, ileo-ipogastrico
La riabilitazione della pubalgia invece utilizza varie tecniche:
- la terapia manuale
- trattamenti passivi rivolti ai muscoli e alle articolazioni coinvolte
- l’esercizio
- il controllo motorio
Negli ultimi anni si è posta sempre più attenzione sull’importanza di una riabilitazione attiva attraverso esercizi che vadano a stimolare i muscoli stabilizzatori del bacino. E’ stato riscontrato che un buon controllo di questa zona (core stability) è utile per far “funzionare meglio” anche gli arti inferiori.
Si sta quindi abbandonando la classica riabilitazione della pubalgia che consisteva sostanzialmente in riposo, stretching e posture.
E’ possibile prevenire la pubalgia?
Difficile a dirlo, ad oggi non esistono dati decisivi sulla prevenzione della pubalgia.
Una recente revisione sistematica ha analizzato studi che riportavano interventi per diminuire l’incidenza di pubalgia, ma senza evidenziare dei risultati statisticamente significativi.
Tuttavia un rinforzo degli adduttori, sia con contrazioni concentriche che con contrazioni eccentriche sembra diminuire la possibilità di questo tipo di infortunio.
Una spiegazione di questo può essere il fatto che un adduttore debole tende, durante i movimenti dell’attività sportiva, a trazionare eccessivamente sul pube e va di conseguenza a creare un’infiammazione della sinfisi pubica.
Inoltre, un riscaldamento specifico pensato per il calcio può essere utile per diminuire il rischio di questo ed altri infortuni.
Una valutazione approfondita dello sportivo che analizzi:
- eventuali dismetrie degli arti
- scompensi di forza tra un’arto e l’altro o fra muscoli agonisti ed antagonisti
- rigidità articolari o muscolari
è nella mia esperienza utile per prevenire questo ed altri infortuni tipici degli sportivi.
In conclusione, nella mia esperienza, la riabilitazione della pubalgia deve partire da una minuziosa valutazione che possa guidare nel trattamento. Questo dovrà essere il prima possibile attivo e essere pensato sulle caratteristiche dell’atleta e del tipo di sport che esso pratica.
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